Andrea Palladio e Paolo Veronese, Villa Barbaro a Maser (1555-1558)
Villa Barbaro rappresenta un importante modello tipologico della villa veneta del Cinquecento. Si trova a Maser, non lontano da Asolo, nel trevigiano, ed è stata progettata da Andrea Palladio per i fratelli Daniele e Marcantonio Barbaro, figure eminenti nel panorama culturale del tempo.
La villa è disposta in lunghezza, con una compatta sequenza di ambienti.
Due ampi corpi porticati sono disposti simmetricamente rispetto al nucleo residenziale, collocato al centro, e conclusi alle due estremità dalle barchesse, che testimoniano la destinazione agricola del complesso.
Queste sono disposte su un solo piano, ma la parte residenziale è più elevata ed è sottolineata, in facciata, da quattro possenti semicolonne che culminano nel timpano; i magazzini, invece, sono segnati da ariose aperture ad arco, che ne mettono in evidenza l'uso produttivo, mentre le barchesse emergono in facciata grazie al coronamento elegantemente arcuato.
Il corpo residenziale, posto al centro, è composto da un ampio salone a croce (crociera) che distribuisce quattro stanze disposte simmetricamente; il salone è passante, e collega le parti abitative con l'esterno, instaurando un rapporto di continuità tra ambienti costruiti e natura.
A Maser sono presenti due giardini; uno sul davanti e l’altro sul retro della villa, abbellito da un ninfèo.
Gli affreschi di Paolo Veronese
A partire dal 1561, Paolo Veronese abbelliva gli interni della villa con un ciclo di affreschi.
Il progetto iconografico, esalta l'armonia del cosmo, guidato dalla Divina Sapienza, che si manifesta nella pace e nella prosperità della terra e della famiglia Barbaro.
Le forme in cui si esprime questa felice condizione sono identificate nella Musica, nell'Amore, nella Fertilità, nella Fortuna.
Nelle parti paesaggistiche sono presenti numerosi riferimenti all'architettura romana, con resti di ville del Palatino e dell'Isola Tiberina.
Percorrendo le diverse stanze si incontrano soggetti mitologici, religiosi, astrologici e scene quotidiane, in armoniosa continuità.
Esponenti della famiglia Bàrbaro, personaggi della servitù e divinità antiche si confrontano negli stessi spazi entro lunette, nicchie e balconi dipinti.
Al centro si trova la Sala detta dell'Olimpo, il cui soffitto ottagono è decorato con l'immagine della Divina Sapienza circondata dagli dei, da personificazioni dei quattro elementi e delle stagioni.
Accanto ai motivi classici e allegorici si trovano anche brani di sereno realismo, con figure appartenenti ad una festosa quotidianità: ad esempio la figura di Giustiniana Giustiniani, moglie di Marcantonio Barbaro, con l'anziana nutrice, mentre si affaccia dal finto loggiato, rivolta verso la parete opposta, dove sono effigiati i due figli maggiori, Francesco e Almoro.
Entro finte architetture si aprono anche paesaggi dipinti che dilatano idealmente lo spazio verso la campagna circostante, condividendone la stessa luce chiara e diffusa.
Nella sala a crociera, infine, otto figure di giovani fanciulle musicanti sono poste entro nicchie dipinte, unendo in questo modo l'allusione all'armonia musicale e all'armonia classica.
Veronese sembra volersi misurare 'classicamente' con la limpida architettura palladiana, studiando gli illusionismi prospettici in modo che lo spazio dipinto si integri allo spazio reale, senza stravolgerlo o enfatizzarlo.
Il pittore mostra una particolare attenzione alle citazioni classiche, sia dal punto di vista iconografico che stilistico.
Egli, inoltre, raggiunge un livello altissimo nell'uso del colore, accordato su toni chiari e luminosi, attraverso gamme contrastanti, stese ad ampie campiture, e potenziati dalla monocromia delle architetture dipinte.