Italica etrusca

Raffigura un guerriero, vestito di armatura, in un atto di libare (offrire vino alla divinità) prima di andare in battaglia. In origine, nella mano destra aveva una tazza (patèra), mentre con la mano sinistra reggeva una lancia. Si tratta quindi di una statua votiva, offerta a un santuario di Todi. Dopo essere stato esposto per circa tre secoli, colpito da un fulmine, il bronzo venne sepolto in una fossa delimitato da lastre di travertino e lì ritrovato.

Prima dell’affermazione di Roma, intorno al primo millennio a.C., la penisola italica era abitata da vari popoli, diversi per lingua, religione, cultura ed espressioni artistiche. È possibile, tuttavia, individuare due grandi aree culturali: nelle regioni settentrionali e nell'Italia centro-meridionale.

Per il celebre magistrato etrusco, J.J. Winckelmann sembra seguire l’interpretazione come Aruspice (sacerdote preposto ai rituali divinatori) avanzata da Felice Ciatti e Anton Francesco Gori.

Capolavoro in bronzo della scultura etrusca (V-IV sec.a.C.). La statua fu scoperta nel 1553 nelle campagne di Arezzo e fu restaurata da Benvenuto Cellini. Conservata per un periodo in Palazzo Vecchio dove Cosimo I dei Medici decise di volerla accanto al suo trono, successivamente fu stata spostata nella villa medicea di Castello perché la sua stessa presenza all’interno del Palazzo Vecchio era ritenuta funesta.

La statua fu rinvenuta nel 1541 ad Arezzo, nello scavare un pozzo, presso la chiesa di San Lorenzo: nella stessa zona hanno trovato resti di una abitazione romana. Nel 1551 lastatua passò nelle collezioni di antichità di Cosimo I de’ Medici; dal 1559 la statua decorò lo Scrittoio del duca.