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La luce nell’arte

La luce ha il potere di svelare gli elementi del mondo naturale e di farceli percepire, dando loro definizione e delineandone le forme. Si distribuisce sugli oggetti, modulando la propria intensità in relazione alle caratteristiche della superficie e alle sue variazioni, suggerendo la tridimensionalità degli oggetti stessi.

La luce e le cose

La luce è anche un indicatore di profondità spaziale, poiché tende a diffondersi e a farsi più vibrante in lontananza: essa, dunque, definisce anche la posizione degli oggetti che, allontanandosi, diventano sempre più incerti, sfumano e poi svaniscono. Gli studiosi medievali attribuivano alla luce un potere divino: un alone luminoso, un raggio di sole o la brillantezza dell’oro indicavano la presenza di Dio. Più tardi, nel 1390, Cennino Cennini, autore di un celebre trattato sulla pittura, suggeriva agli artisti: “Analizza accuratamente la luce, scopri da dove viene; seguila, altrimenti la tua opera sarà piana”. Fu a partire dal XV secolo, col Rinascimento, che la luce fu considerata non più come evento soprannaturale, ma come mezzo per indagare e descrivere la realtà, definendo lo spazio, insieme alla prospettiva. La qualità indagatrice della luce si accentuò ulteriormente in Età barocca, quando fu impiegata per generare violente e drammatiche contrapposizioni di toni chiari e scuri. Con i pittori impressionisti la luce acquisisce fondamentale importanza, mediante l’accostamento di colori puri, senza mescolanze, con risultati di grande brillantezza e luminosità. Le avanguardie del XX secolo, soprattutto l’Espressionismo, hanno dato particolare rilievo alle contrapposizioni di luci e ombre, spesso definite con colori violenti e antinaturalistici. Molti artisti contemporanei usano, invece, la luce artificiale, prodotta da faretti, tubi al neon o monitor televisivi, come protagonista delle proprie opere, creando installazioni che passano dal buio alla penombra, fino a una luce intensa.

Gian Lorenzo Bernini, Estasi di Santa Teresa, 1647-1652. Roma, Cappella Cornaro, S. Maria della Vittoria.

L’opera esemplifica l’attitudine degli artisti barocchi ad esaltare gli effetti della luce. Il fascio di elementi in bronzo, sul fondo, simula raggi di luce provenienti da una piccola finestra nascosta.

Jan Vermeer, Il geografo, 1668 circa. Olio su tela. Francoforte.

Nei quadri del pittore olandese protagonista assoluta è la luce, che entra da una finestra, quasi sempre da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso, creando morbide ombre sulle pareti, gli arredi e i personaggi protagonisti del dipinto.

Georges de La Tour, San Giuseppe falegname, 1640. Olio su tela, 137x101 cm. Parigi, Museo del Louvre. Part.

Nei quadri dell’artista francese, seguace di Caravaggio, compare spesso una fonte di luce artificiale (candela, lucerna, ecc.) che gli consente di esibire il proprio virtuosismo in spettacolari giochi di luci e ombre. Osserva, ad esempio, la mano diafana del bambino.

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