Periodi e movimenti
Età postmoderna e superamento
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- Category: Periodi e Movimenti
- Creato: 21 Giugno 2016
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Il termine Postmoderno è stato coniato alla fine degli anni Settanta per indicare un atteggiamento di rifiuto nei confronti della cultura razionalista e di quella derivata dalle ricerche d’avanguardia, che avevano segnato gran parte del XX secolo. Questo fenomeno ha riguardato molti settori artistici.
La cultura postmoderna
Il Postmoderno è tornato alla storia, alle tradizioni ed ai linguaggi locali in chiave spesso giocosa o ironica, con libertà, facendo riferimento tanto ad un repertorio colto, quanto alle espressioni della cultura popolare.
In questo modo si affermava la crisi delle idee che avevano sorretto parte delle ricerche dei decenni precedenti, dando voce ad una diffusa delusione riguardo a un certo tipo di sperimentalismo rivoluzionario. Nell’arte, gli esiti più interessanti si ebbero in Italia, in Germania e negli Stati Uniti. Il fenomeno ha coinciso con il boom economico degli anni Ottanta, che, tra l’altro, determinò un aumento dei prezzi delle opere e una produzione artistica più commerciale.
Il ritorno alla manualità
Alla fine degli anni Settanta, molti artisti hanno scelto di ritornare alle tecniche manuali tradizionali. Dal punto di vista tecnico, il ritorno alla manualità corrispose ad una fase di eclettismo; questo significa che vennero assunti riferimenti stilistici anche molto diversi. Tornarono ad avere spazio tecniche come l’olio su tela, la scultura con materiali comuni, il collage e l’assemblaggio.
Una piazza ‘guarda’ al passato con ironia
Tutto, in questo progetto, fa riferimento alla cultura italiana di matrice classica: il nome, che richiama le Piazze d’Italia di De Chirico; la vasca, la cui forma richiama quella a stivale della penisola; il repertorio architettonico. Citazioni della grande architettura imperiale sono assemblate in modo arbitrario, ‘frammenti’ di ordini architettonici, timpani e capitelli compongono un insieme eclettico, che sembra guardare al passato con spirito divertito.

La nuova poetica dell’oggetto negli anni Ottanta
Negli anni Ottanta, l’arte ha abbandonato la ricerca concettuale e ha recuperato il valore dell’oggetto e della materialità.
Torna ad avere valore l’oggetto di consumo, che viene esaltato ed esibito alla stregua di un oggetto di culto; l’esecutore deve garantirgli una qualità tale da renderlo competitivo con i più attraenti beni di consumo. L’uomo è assuefatto all’oggetto-merce, al gadget, alla griffe, in quanto indicano uno status sociale e rassicurano l’individuo, incapace di trovare in altro modo la propria identità.
