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Codice QR presente nella pagina 166, del libro ART VISION - VOLUME A.

Brunelleschi e Donatello a confronto

Narra il Vasari che Donatello, mostrando perciò al Brunelleschi un suo Crocefisso, scolpito nel legno, per la Chiesa di Santa Croce, si sentì dire che aveva “messo in croce un contadino e non un corpo simile a Gesù Cristo, il quale fu delicatissimo ed in tutte le parti il più perfetto uomo che nascesse giammai”. “Udendosi mordere, Donato, e più a dentro che non pensava, dove sperava essere lodato, rispose: – Se così facile fusse fare come giudicare, il mio Cristo ti parrebbe Cristo e non un contadino, però piglia del legno, e pruova a farne uno ancor tu”.

Si capisce come Donatello si sentisse “mordere dentro”. La critica di troppo brutale realismo non gli veniva da un ghibertiano, ma proprio dal Brunelleschi, maestro suo e dei giovani più avanzati nel rinnovamento dell’arte. Il Brunelleschi accettò la sfida, scolpendo il Crocefisso, che ora si vede in Santa Trinita, mentre quello di Donatello si trova ancora in Santa Croce. E dopo alcuni mesi, quando ormai forse Donatello non ricordava più le sue parole, invitò l’amico a mangiare presso di lui. Donato accettò l’invito, e andando a casa di Filippo in compagnia, arrivati in mercato vecchio, Filippo comperò alcune cose, e dandole a Donato, disse: – Avviati con queste cose a casa, e lì aspettami, che io ne vengo or ora. “Entrato dunque Donato in casa, giunto che fu in terreno, vide il Crocefisso di Filippo a un buon lume, e fermatosi a considerarlo, lo trovò così perfettamente finito, che vinto e tutto pieno di stupore, come fuor di sé, aperse le mani che tenevano il grembiule, onde cascategli l’uova, il formaggio e l’altre robe tutte, si versò e fracassò ogni cosa, ma non restando però di far le meraviglie e star come insensato; sopraggiunto Filippo, ridendo disse: – Che disegno è il tuo, Donato? Che desineremo noi, avendo tu versato ogni cosa? – Io per me, – rispose Donato, – ho per istamane avuta la parte mia: se tu vuoi la tua, pigliatela. Ma non più: a te è concesso fare i Cristi, ed a me i contadini”.

Non era poi vero, ma a buon conto, venduto il poderetto paterno, il Brunelleschi condusse Donato con sé a Roma, forse per fargli vedere come il realismo degli antichi non alterasse i canoni dell’armonia, dell’equilibrio e della grazia.

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